Ribuongiorno o ribuonaseraaa!
Come state?
Avete voglia di continuare la lettura della prima storia di fiducia e amore della sezione “Change”? Ovvero: quello che i telegiornali non dicono…
(Se ti fossi perso la prima parte clicca qui prima di continuare, perché sappiamo tutti quanto non sia piacevole iniziare a guardare un film da metà e voglio evitare spoiler!)
Bene, mettetevi comodi.
Eravamo rimasti al nostro arrivo ad Agafay, al tè marocchino ed alla primissima conoscenza con M.
Dopo uno stupendo pomeriggio trascorso tra piscina e, soprattutto, tour nel deserto, al tramonto e sui dromedari (i cammelli li possiamo trovare solo in Asia!) abbiamo passato la serata in compagnia dei canti e danze tipici marocchini e degli immancabili tajine di agnello, pollo e vegetariani che vi accompagneranno ad ogni pasto, se avrete l’onore di visitare l’incredibile Marocco.
In quell’occasione abbiamo chiesto al personale di sala presente di unirsi a noi per il dopocena, per stare insieme e conoscerci e mi piace soffermarmi su questo aspetto perché è bene ricordare come da un gesto gentile nasca un gesto gentile: “Love generates love” come manifesta il mio stato su Whatsapp.
Abbiamo così trascorso la serata a giocare a calcio balilla e a chiacchierare con il personale; a conoscerci senza distinzione tra italiani e marocchini, clienti e personale, giovani e meno giovani.
In particolare, io ho interagito con M.
Mi sono sorpresa nel ritrovarmi a chiacchierare per delle ore con un perfetto sconosciuto del più e del meno, ricercando un confronto su quelli che sono dei nostri stereotipi e pregiudizi sul mondo arabo come la loro visione delle donne piuttosto che l’età media delle spose e la loro visione del matrimonio.
Mi sono emozionata nel sentire come M. fosse alla ricerca della donna giusta, di quella che fosse cioè in grado di entrargli nel cuore e non di una qualsiasi, “tanto per”. Quel “tanto per” che invece in molti casi riguarda la natura delle nostre relazioni amorose: via uno, avanti il prossimo. Molto spesso sembra che nel moderno Occidente uno valga l’altro, l’importante è stare con qualcuno, non trascorrere il weekend e le vacanze da soli e tenersi compagnia per non annoiarsi e non costringersi ad ascoltare la vastità del proprio malessere interiore. Quanto spesso biasimiamo la poligamia islamica ergendoci a giudici casti e puri di un comportamento ritenuto inaccettabile? Eppure, nel deserto ho del tutto casualmente conosciuto un ragazzo che sta aspettando il vero amore per legarsi sentimentalmente a qualcuno.
Ho inoltre approfondito la mia pressoché nulla conoscenza del popolo berbero o, come si definiscono loro, “Amazigh” (uomo libero), che fieramente e orgogliosamente rivendica di essere il primo popolo abitante del Marocco.
Mi sono inoltre stupita nel constatare come M., che non è laureato in ingegneria a differenza mia, non solo conosca l’inglese molto meglio di me, ma possa anche vantare la comprensione e abilità nel parlare ben 5 lingue. Anche qui vorrei fare una cruda riflessione: quanto spesso pensiamo di essere più colti degli abitanti dei Paesi che riteniamo del Terzo Mondo? Alla fine, il ben noto Colonialismo si è basato anche e proprio su questa presunzione.
La serata è dunque trascorsa nello stupore di una chiacchierata coinvolgente, interessante e a tratti, a mio parere, emozionante. Avete presente la clessidra del Professor Lumacorno in Harry Potter 6? Ecco, se fosse stata con noi, quella sera, avremmo potuto apprezzarne lo scorrere rapido della sabbia al suo interno.
Ad un certo punto, ho comunicato ad M. che mi sarei voluta addentrare nel deserto per poter ammirare maggiormente le stelle, la cui luce in parte si confondeva con i neon del campo, e lui si è proposto di accompagnarmi.
Secondo me, è questo il punto di svolta della storia.
E’ questo il racconto che non udirete mai in un telegiornale.
Io, donna, mi sono fidata ciecamente di uno sconosciuto. Di un uomo sconosciuto. Di un marocchino sconosciuto. Di un mussulmano sconosciuto. Di uno di quelli che “trattano male le donne” per definizione.
Mi sono allontanata con uno sconosciuto, di notte, nel deserto e senza comunicare niente ai miei compagni di viaggio perché mi sono fidata.
Sono stata un’incosciente? Probabile.
Ma in quel momento ho deciso di ascoltare il mio intuito, come mai avevo fatto prima. Io, che sono sempre stata così barricata nella prigione della mia razionalità.
Credo che il deserto abbia risvegliato la mia parte selvaggia.
Mentre ci inoltravamo nel deserto, ad un certo punto, il dubbio si è instillato in me: ho iniziato a pensare a come avrei potuto scappare o chiamare aiuto qualora gli eventi si fossero sviluppati in modo inaspettatamente drammatico. Ho pensato a mia mamma, a quanto mi avrebbe considerata ingenua qualora mi fosse successo qualcosa e ho addirittura visualizzato il logo della nota trasmissione televisiva “Chi l’ha visto”!
E’ stato un attimo.
Poi mi sono ricordata che non possiamo controllare tutto nella vita e ho compreso che se M. avesse voluto approfittarsi di me, non ci sarebbe stato niente che avrei potuto fare per impedirlo: ormai avevo fatto una scelta e dovevo fidarmi del mio sesto senso.
Com’è andata?
Durante quella fresca notte estiva, nell’immensità del deserto, sotto il cielo stellato ho fabbricato dei ricordi che custodisco ancora oggi con affetto.
Se avessi seguito il pensiero comune, se fossi stata più razionale, se avessi pensato a tutto ciò che si sente in giro e avessi creduto ai pregiudizi, niente di tutto ciò sarebbe successo.
Per concludere, vi giuro, mi duole aver raccontato così velocemente o aver addirittura sorvolato dettagli ed aneddoti del mio stupendo primo viaggio in Marocco, ma in questa occasione la priorità è stata quella di soffermarmi sulla storia.
Spero che sia arrivato il messaggio poiché mi preme molto comunicare anche in questa sede come la visione occidentale del mondo arabo (e parlo di mondo arabo in generale e volutamente poiché ai nostri ignoranti occhi occidentali non c’è per lo più distinzione tra marocchini, giordani, libanesi o iracheni) sia colma di pregiudizi in quanto praticamente limitata all’ “Allah Akbar” dei terroristi e al velo delle donne ma, per fortuna, la vita sa sempre come stupirci.
Un abbraccio,
Elisa