Oggi ho deciso di aprirmi completamente.
Voglio infatti condividere apertamente alcune delle mie inquietudini passate, anche se ammetto di provare un certo disagio nel farlo.
Tuttavia, ho preso la decisione di compiere questo passo significativo per la me del passato: dieci anni fa, la giovane Elisa avrebbe apprezzato leggere la testimonianza di qualcuno che si trovava nella sua stessa situazione, per sentirsi meno sola, perché “mal comune mezzo gaudio” è un detto sempre valido.
Senza dilungarmi ulteriormente sulla descrizione di ciò che seguirà, ho scelto di condividere fedelmente alcuni estratti tratti dal mio diario degli anni 2016 – 2017.
24-08-16
“Ero leggera una volta. Ero leggera ed ero serena. Che cos’è la serenità? Non ricordo.
“Sorridi alla vita”, vermiglie lettere che appaiono ormai sbiadite sul salvaschermo del mio telefono. Ma come fa un colore come il rosso ad essere sbiadito? Esiste un rosso sbiadito? E’ il mio.
Portavo allegria agli altri, un tempo. Ma come si fa a portare allegria? Non rammento.
Qual è la mia vera natura? Il rosso o lo sbiadito?”
17-09-16
“Ok, ho paura di stare da sola per strada o a casa per paura che mi venga qualcosa tipo un attacco di panico; è una paura nuova per me, dunque non so bene come affrontarla. E’ inutile far finta che la accetti, che sia contenta di averla per scoprire meglio chi sono e per conoscermi meglio: la detesto. La detesto, punto.
Già, io ho delle debolezze che vanno via via peggiorando, ma sono una guerriera: come faccio ad accettare qualcosa di negativo? Non è nella mia natura, vorrei impararlo ma non ci riesco, proprio non ce la faccio. So che se qualcuno leggesse questo scritto mi consiglierebbe di accettare il fatto che non ci riesca, ma è proprio questo verbo che detesto.”
26-10-16
“Non so dove nascondermi, non posso più nascondermi.
E’ una sensazione orribile.
Fuggo invano, il fiato sempre più corto, il respiro sempre più lungo. Tesa.
Dove posso andare? Cosa posso fare?
Qui, devo rimanere qui.”
14-02-17
“Stamattina mi sono svegliata pensando alle tante volte che ho goduto nel trovarmi in mezzo ad una folla come a Milano con i miei amici a radio Italia, o agli MTV days a Torino o ancora a tutti i concerti che ho visto nel parterre come Robbie, i Green day, o alle volte in discoteca… e mi sono svegliata terrorizzata. Il terrore non era però dovuto al ricordo della situazione vissuta, ma alla certezza che oggi non sarei più in grado di rivivere una situazione analoga con la stessa serenità. Lo so. Come potrei fuggire, qualora stessi male, da una situazione così?
Ecco la mania del controllo esasperata, portata all’estremo, ecco l’azione inibita da una futile paura. Provo preoccupazione all’idea di tornare in discoteca, al Kronos, questo venerdì, perché saremo fuori Torino e quindi sarebbe difficile venirmi a prendere qualora succedesse qualcosa, perché non sento di potermi fidare di nessuno nel dire, eventualmente, “non mi sento bene”. Eppure queste cose le ho sempre fatte senza alcuna paura, perché sapevo di poter contare su di me, ora non più. O forse dovrei contare maggiormente su di me per tutti questi segnali in arrivo?”
Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate: avete mai avuto degli attacchi di panico? Se sì, come vi siete sentiti? Cos’è cambiato nel vostro stile di vita?
Un abbraccio più forte del solito,
Elisa